Bruzzano, antico paese divenuto un enorme quartiere, era una località frequentata già in epoca romana (il nome è attribuito a un ipotetico Bruzio); nel 1890 restituì una tomba del tempo di Augusto (e in precedenza, pare, un cippo funerario). Dentro c’era un rozzo avello contente a sua volta una stupenda urna greca di bronzo del IV secolo a.C. con ceneri e suppellettili (ora al Museo Civico di Varese). Un sepolcreto insomma. Ma dove giacerebbe il relativo centro abitato?
Alla capopieve di San Maria “de Brutiano” – citata già nel 1011 – facevano capo gli sperduti villaggi circostanti. La sua giurisdizione, vuole una fonte del Cinquecento, andava da Porta Comasina a Dergano, Affori, Cormano, Bresso, Niguarda, La Torretta, Crescenzago, Cimiano, Casoretto. Una chiesa di San Salvatore figura invece nel 1178 nei locali possedimenti dei monaci di San Simpliciano.
Nel 1102, ai tempi delle lotte fra preti celibi e ammogliati, il prete Liprando da Brusuglio (un villaggio della pieve) invia due messi, fra cui Eriberto da Bruzzano, ad avvisare il papa delle malefatte del monaco Grossolano che il pontefice, sbadatamente, sta per designare arcivescovo. Il rivale fa però in tempo a ottenere la nomina e scomunica i due messi. Eriprando per di più si ammala gravemente, nessun medico osa avvicinarlo perché scomunicato, e per guarirlo ci vuole l’imposizione delle mani del buon Liprando che, assistito da Dio, riuscirà a mettere in fuga il cattivo prelato.
